Sul Problema Dei Rifiuti
A parte le polemiche su di chi sia la colpa dello sfacelo campano, mi sembra oppurtuno esaminare in modo razionale quali possibilità ci sono per gestire i rifiuti - in particolare quelli solidi urbani.
Cominciamo quindi con un'affermazione in controtendenza: la raccolta differenziata non è in realtà un modo per risolvere il problema dei rifiuti, ma solo un modo per ridurre la quantità di rifuti da smaltire, separando quei materiali che possono essere usati come materie prime in altri processi prodttivi.
E qui si potrebbe aprire una curiosa discussione: se le vecchie bottiglie di plastica vengono convertite in fibre di PET che poi una ditta rivende per lucro, io che ho fatto la fatica di separare e schiacciare le suddette bottiglie merito di essere partecipe dei guadagni - almeno sotto forma di sconto sulla tariffa rifiuti? Ma questo non è l'argomento del mio pezzo.
I limiti della raccolta differenziata sono più o meno gli stessi di tutte le attività che richiedono la collaborazione volontaria dei cittadini: è meno efficiente dove aumenta la densità di popolazione e dove diminuisce il senso civico.
D'altra parte, nelle zone rurali la dispersione della popolazione fa crescere il costo energetico della raccolta (in termini semplici, i camion per la raccolta differenziata devono percorrere più chilometri per caricare la stessa quantità).
Ecco quindi che la raccolta differenziata funziona al meglio nei centri di medie dimensioni del nord e centro Italia. Ma anche così rimane una frazione rilevante di rifiuti da smaltire. L'approccio attuale alla raccolta differenziata è quello diindottrinare informare, e temo che qualcuno stia considerando l'ipotesi di punire i trasgressori. Per fortuna, alcuni amministratori ritengono che sconti tariffari siano un buon incentivo alla differenziazione (però si aprono dei problemi di riservatezza, perchè un tale schema richiede di sapere quanti e quali rifiuti ogni nucleao familiare produce).
Per me, la discarica è il modo peggiore per smaltire i rifiuti. Richiede un grande volume a disposizione, permette di recuperare solo una piccola quantità di energia come biogas e continua a produrre percolato inquinante per anni. Inoltre, prima che la discarica venga finalmente chiusa, i rifiuti esposti sono una fonte di cibo per animali nocivi come ratti e gabbiani. E' vero che in un futuro di scarsezza le discariche potrebbero essere usate come miniere di materie prime, ma si tratta di una magra consolazione.
L'incenerimento è una soluzione migliore sotto molti aspetti: è veloce (questione di giorni se non ore); riduce i rifiuti ad una massa molto minore di ceneri - e se il sistema è costruito opportunamente, permette di recuperare una buona parte dei metalli presenti. Inoltre, dalla combustione dei rifiuti si possono ottenere elettricità e/o acqua calda per riscaldamento.
Ci sono poi sistemi e tecniche consolidate per ottimizzare la combustione e trattare i fumi eliminando più del 99% delle sostanze dannose (o indicate come dannose dalla legge). Perchè non il 100%? Perchè il 100% non è fisicamente possibile; mettetevi il cuore in pace.
Le ceneri di inceneritore contengono sì metalli pesanti, ma anche in questo caso l'evoluzione tecnologica ha trovato una soluzione: gli impianti più moderni producono ceneri vetrificate, che non pongono pressochè alcun problema di rilascio di metalli.
Però... c'è un però. La frazione dei rifuti con il maggiore potere calorifico, quindi più adatta all'uso come combustibile è quella composta di plastica e carta (il suo potere calorifico si avvicina a quello del petrolio greggio, ma con un minore contenuto di zolfo ed azoto). Questa frazione* però è anche ambita dalle industrie di riciclaggio, e quindi si creano interessi contrastanti per non dire opposti.
In sintesi, quello che propongo è di continuare con la raccolta differenziata dove funziona, e di incenerire i rifiuti indifferenziati con recupero di energia utilizzando gli impianti più moderni. Se poi sia preferibile usare la frazione plastica e carta come combustibile oppure destinarla al riciclaggio primario, rimane una questione aperta. Personalmente, io ritengo che l'uso come combustibile - almeno della plastica - sia da preferire.
Dove nonostante i tentativi la raccolta differenziata non decolla, io propongo di lasciare perdere e procedere all'incenerimento dell'indifferenziato. Esistono impianti prodotti da una ditta italiana (della quale ora non ricordo il nome) che possono accettare rifiuti senza alcun pretrattamento, e producono elettricità, metalli (ferro, quantomeno) fusi e ceneri vetrificate. L'unico limite è il basso rendimento elettrico, visto che il processo - soprattutto l'essicazione del combustibile - consuma molta energia.
Ci sarebbe anche la soluzione libertaria, ovvero aprire il mercato ad aziende private e lasciare che si la creatività degli imprenditori a trovare i sistemi di smaltimento e/o riciclaggio più adatti alle diverse circostanze. In questo caso il ruolo del governo sarebbe quello di vigliare perchè il metodo di smaltimento non diventi "buttare il rudo nel fosso più vicino".
Un mio vecchio articolo espande alcuni aspetti del riciclaggio della plastica; un libro ricco di informazioni è "Polymer Recycling: science, technology and applications", John Scheirs, Ed. Wiley 1998, Chichester; ISBN 0471970549 m.
* In realtà non tutta la plastica è ambita. Allo stato attuale, i polimeri che più si prestano al riciclaggio sono PET e poliolefine (polietilene, polipropilene). Polistirene ed in particolare PVC non sono in genere considerate interessanti.
Cominciamo quindi con un'affermazione in controtendenza: la raccolta differenziata non è in realtà un modo per risolvere il problema dei rifiuti, ma solo un modo per ridurre la quantità di rifuti da smaltire, separando quei materiali che possono essere usati come materie prime in altri processi prodttivi.
E qui si potrebbe aprire una curiosa discussione: se le vecchie bottiglie di plastica vengono convertite in fibre di PET che poi una ditta rivende per lucro, io che ho fatto la fatica di separare e schiacciare le suddette bottiglie merito di essere partecipe dei guadagni - almeno sotto forma di sconto sulla tariffa rifiuti? Ma questo non è l'argomento del mio pezzo.
I limiti della raccolta differenziata sono più o meno gli stessi di tutte le attività che richiedono la collaborazione volontaria dei cittadini: è meno efficiente dove aumenta la densità di popolazione e dove diminuisce il senso civico.
D'altra parte, nelle zone rurali la dispersione della popolazione fa crescere il costo energetico della raccolta (in termini semplici, i camion per la raccolta differenziata devono percorrere più chilometri per caricare la stessa quantità).
Ecco quindi che la raccolta differenziata funziona al meglio nei centri di medie dimensioni del nord e centro Italia. Ma anche così rimane una frazione rilevante di rifiuti da smaltire. L'approccio attuale alla raccolta differenziata è quello di
Per me, la discarica è il modo peggiore per smaltire i rifiuti. Richiede un grande volume a disposizione, permette di recuperare solo una piccola quantità di energia come biogas e continua a produrre percolato inquinante per anni. Inoltre, prima che la discarica venga finalmente chiusa, i rifiuti esposti sono una fonte di cibo per animali nocivi come ratti e gabbiani. E' vero che in un futuro di scarsezza le discariche potrebbero essere usate come miniere di materie prime, ma si tratta di una magra consolazione.
L'incenerimento è una soluzione migliore sotto molti aspetti: è veloce (questione di giorni se non ore); riduce i rifiuti ad una massa molto minore di ceneri - e se il sistema è costruito opportunamente, permette di recuperare una buona parte dei metalli presenti. Inoltre, dalla combustione dei rifiuti si possono ottenere elettricità e/o acqua calda per riscaldamento.
Ci sono poi sistemi e tecniche consolidate per ottimizzare la combustione e trattare i fumi eliminando più del 99% delle sostanze dannose (o indicate come dannose dalla legge). Perchè non il 100%? Perchè il 100% non è fisicamente possibile; mettetevi il cuore in pace.
Le ceneri di inceneritore contengono sì metalli pesanti, ma anche in questo caso l'evoluzione tecnologica ha trovato una soluzione: gli impianti più moderni producono ceneri vetrificate, che non pongono pressochè alcun problema di rilascio di metalli.
Però... c'è un però. La frazione dei rifuti con il maggiore potere calorifico, quindi più adatta all'uso come combustibile è quella composta di plastica e carta (il suo potere calorifico si avvicina a quello del petrolio greggio, ma con un minore contenuto di zolfo ed azoto). Questa frazione* però è anche ambita dalle industrie di riciclaggio, e quindi si creano interessi contrastanti per non dire opposti.
In sintesi, quello che propongo è di continuare con la raccolta differenziata dove funziona, e di incenerire i rifiuti indifferenziati con recupero di energia utilizzando gli impianti più moderni. Se poi sia preferibile usare la frazione plastica e carta come combustibile oppure destinarla al riciclaggio primario, rimane una questione aperta. Personalmente, io ritengo che l'uso come combustibile - almeno della plastica - sia da preferire.
Dove nonostante i tentativi la raccolta differenziata non decolla, io propongo di lasciare perdere e procedere all'incenerimento dell'indifferenziato. Esistono impianti prodotti da una ditta italiana (della quale ora non ricordo il nome) che possono accettare rifiuti senza alcun pretrattamento, e producono elettricità, metalli (ferro, quantomeno) fusi e ceneri vetrificate. L'unico limite è il basso rendimento elettrico, visto che il processo - soprattutto l'essicazione del combustibile - consuma molta energia.
Ci sarebbe anche la soluzione libertaria, ovvero aprire il mercato ad aziende private e lasciare che si la creatività degli imprenditori a trovare i sistemi di smaltimento e/o riciclaggio più adatti alle diverse circostanze. In questo caso il ruolo del governo sarebbe quello di vigliare perchè il metodo di smaltimento non diventi "buttare il rudo nel fosso più vicino".
Un mio vecchio articolo espande alcuni aspetti del riciclaggio della plastica; un libro ricco di informazioni è "Polymer Recycling: science, technology and applications", John Scheirs, Ed. Wiley 1998, Chichester; ISBN 0471970549 m.
* In realtà non tutta la plastica è ambita. Allo stato attuale, i polimeri che più si prestano al riciclaggio sono PET e poliolefine (polietilene, polipropilene). Polistirene ed in particolare PVC non sono in genere considerate interessanti.
Etichette: Società, Tecnologia
2 Commenti:
Sto proprio facendo una ricerca sull'incidenza che può avere la raccolta differenziata sul potere calorifico dei rifiuti che eventualmente potrebbero andare all'incenerimento; quasi solo il recupero della plastica ne potrebbe abbassare il potere calorifico,
ma quale percentuale di materie plastiche si possono effettivamente recuperare (a parte i problemi di costi e qualità che hai evideniato)?
Conosci degli studi in merito?
Grazie
Di ugobagna, Alle 1/2/08 12:01
Sicuramente la frazione plastica è quella con il potere calorifico più alto; quando si parla dei rifiuti bisogna però distinguere fra la base umida e la base secca, visto che il contenuto d'acqua dei rfifiuti è piuttosto alto.
Quale sia esattamente la frazione di plastica recuperabile, non lo ricordo - anche perchè dipende da diversi fattori come la pulizia del materiale di scarto.
Il libro che cito nel post contiene molte informazioni utili, ma capisco che possa essere difficile e costoso da reperire in Italia. La rivista italiana "La Chimica e L'industria" ogni tanto ha articoli sul riciclaggio e la gestione dei rifiuti, quindi penso sia il posto giusto dove iniziare lericerche.
Di Fabio, Alle 1/2/08 13:28
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