Calipari Friendly Fire, Recensione Finale
Ho appena finito di visionare il documentario.
Confermo pressochè in toto la mia prima impressione.
E riconosco che il riassunto del Corriere non è terribile, ma contiene qualche significativa imprecisione e distorsione.
Anzi, devo aggiungere: come si fa a sostenere onestamente che l'auto dell'incidente è stata colpita da 58 proiettili, quando poi non si riesce mostrare nemmeno un'immagine di questi fori - ma nemmeno di una ventina tutti insieme (a meno che non si supponga che tutti i colpi meno nove siano passati per i finestrini - possibile, si, ma parecchio improbabile).
Molto spazio viene dato all'avvocato di Calipari, che però ha di sicuro un grosso interesse di parte; l'avvocato dice che alcuni proiettili sarebbero stati rimossi dalla scena o dall'auto di Calipari, ma vista la propensità degli inesperti a confondere bossoli, proiettili e cartucce, diventa difficile capire cosa egli voglia davvero dire. La perizia balistica che dimostrerebbe la presenza di altri tiratori viene liquidata in pochi secondi senza il minimo approfondimento.
Non mi sembra avere mai sentito Lozano parlare di cospirazioni, e nemmeno contraddire la "versione ufficiale" - invece, l'ex-soldato si lamenta di essere stato l'ultima ruota del carro, lasciato fuori senza ordini in un territorio ostile.
Il documentario poi prende una piega complottista quando pone diverse domande (chi, come, perchè) e dice che le risposte ancora mancano. Ma in realtà le risposte ci sono, però non sono quelle che le persone coinvolte vogliono sentire: gli incidenti succedono, gli umani fanno errori, ed anche i bravi muoiono senza un motivo valido.
Finalmente, la Sgrena dice di non sentirsi più libera come prima del suo rapimento, perchè si è resa conto che la sua libertà è stata pagata a caro prezzo. Ma questo è qualcosa che da questa parte della barricata filosofica andiamo dicendo già da un pezzo: la libertà ha un prezzo, e spesso alto.
Confermo pressochè in toto la mia prima impressione.
E riconosco che il riassunto del Corriere non è terribile, ma contiene qualche significativa imprecisione e distorsione.
Anzi, devo aggiungere: come si fa a sostenere onestamente che l'auto dell'incidente è stata colpita da 58 proiettili, quando poi non si riesce mostrare nemmeno un'immagine di questi fori - ma nemmeno di una ventina tutti insieme (a meno che non si supponga che tutti i colpi meno nove siano passati per i finestrini - possibile, si, ma parecchio improbabile).
Molto spazio viene dato all'avvocato di Calipari, che però ha di sicuro un grosso interesse di parte; l'avvocato dice che alcuni proiettili sarebbero stati rimossi dalla scena o dall'auto di Calipari, ma vista la propensità degli inesperti a confondere bossoli, proiettili e cartucce, diventa difficile capire cosa egli voglia davvero dire. La perizia balistica che dimostrerebbe la presenza di altri tiratori viene liquidata in pochi secondi senza il minimo approfondimento.
Non mi sembra avere mai sentito Lozano parlare di cospirazioni, e nemmeno contraddire la "versione ufficiale" - invece, l'ex-soldato si lamenta di essere stato l'ultima ruota del carro, lasciato fuori senza ordini in un territorio ostile.
Il documentario poi prende una piega complottista quando pone diverse domande (chi, come, perchè) e dice che le risposte ancora mancano. Ma in realtà le risposte ci sono, però non sono quelle che le persone coinvolte vogliono sentire: gli incidenti succedono, gli umani fanno errori, ed anche i bravi muoiono senza un motivo valido.
Finalmente, la Sgrena dice di non sentirsi più libera come prima del suo rapimento, perchè si è resa conto che la sua libertà è stata pagata a caro prezzo. Ma questo è qualcosa che da questa parte della barricata filosofica andiamo dicendo già da un pezzo: la libertà ha un prezzo, e spesso alto.
1 Commenti:
Io ancora non ho avuto il tempo di vederlo. E onestamente non muoio nemmeno dalla voglia.
Di Anonimo, Alle 9/7/08 14:57
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