Scambio di Mezzi e Fini
La proposta di costruire un gassificatore di rifiuti nella Provincia di Parma ha acceso le solite polemiche e suscitato dichiarazioni completamente assurde da un punto di vista tecnico ed ingegneristico (l'opposizione a "qualsiasi marchingegno" che possa alterare, anche minimimamente, le condizioni chimiche e fisiche della zona).
Si è subito costituito un comitato del no - anonimo, addirittura - che ha provveduto a distribuire volantini di propaganda* nei quali si sostiene che la vera soluzione al problema dei rifiuti è in realtà la raccolta differenziata.
Ma secondo me questi ambientalisti sono molto confusi nei loro pensieri. La raccolta differenziata in sè stessa non risolve proprio niente; essa ha senso soltanto come aiuto alla separazione più accurata che serve per procedere al riciclaggio dei materiali presenti nei rifiuti.
Quindi la soluzione di cui gli ambientalisti parlano è in realtà il riciclaggio - in particolare quello primario (cioè, trattare i materiali di scarto per riottenere gli stessi materiali, vergini). Parlare di raccolta differenziata è scambiare il mezzo per il fine.
Il riciclaggio, d'altra parte, non richiede necessariamente la raccolta differenziata: la separazione dei rifiuti in appositi impianti può bastare ad ottenere frazioni riciclabili. La raccolta differenziata pone l'onere di una prima, grossolana, separazione sui cittadini. Però, in Italia almeno, lo sforzo dei cittadini "virtuosi" non viene ancora riconosciuto nemmeno con tariffe agevolate - mentre esiste già la multa per punire i peccatori.
Una volta che si hanno i diversi materiali purificati al punto giusto (ed anche un mucchio di rifiuti indifferenziabili che necessariamente rimangono dopo la separazione) per completare il riciclaggio servono comunque impianti di trattamento: pulizia e rifusione per le plastiche; compostaggio per l'organico; fonderie per i metalli; vetrerie per il vetro e cartiere per la carta/cartone. Tutto questo sistema ha il difetto di essere complicato e e richiedere un'apposita filiera logistica, più estesa che per la raccolta dell'indifferenziato. Senza contare la necessità di avere un mercato per i prodotti riciclati, che non è così scontato come si potrebbe credere.
La gassificazione (soprattutto il processo Thermoselect) ha il vantaggio della semplicità e localizzazione: i rifiuti domestici ed industriali** vengono conferiti all'impianto senza necessità di trattamenti, e dall'altra parte si ottengono gas di sintesi (comodo per produrre energia), ceneri vetrificate, metalli in perline e piccole quantità di altri elementi utili. L'efficienza del processo è limitata dall'energia che deve essere spesa per comprimere e cuocere i rifiuti in ingresso e per produrre l'ossigeno puro richiesto dalla gassificazione.
In mancanza di una bacchetta magica che consenta di trasformare i rifiuti in prodotti vergini con un semplice incantesimo, è necessario scegliere una soluzione che sia meno peggio. Una possibilità è quella di pensare fin dall'inizio i prodotti non come usa-e-getta, ma come inseriti in un ciclo vitale che preveda necessariamente il riciclaggio. Ma questo pone notevoli problemi tecnici (per esempio, riciclabilità e durabilità sono caratteristiche in conflitto) e richiederebbe una massiccia rieducazione culturale dei cittadini, cosa che non mi piace per niente.
Una possibilità più attraente è l'uso di gassificatori ed altri trattamenti termici a parte l'incenerimento tradizionale (le soluzioni preferite in Giappone) per smaltire i rifiuti urbani ed industriali con produzione di energia elettrica.
* Le affermazioni di quel volantino sembrano essere una versione condensata e senza attribuzione di un documento di critica al processo Thermoselect a cui la compagnia ha ribattuto, PDF in inglese.
** Attenzione, non rifiuti speciali o tossici - semplicemente, i rifiuti più ricchi in plastica e materiali da imballaggio che vengono prodotti dalle infustrie.
Si è subito costituito un comitato del no - anonimo, addirittura - che ha provveduto a distribuire volantini di propaganda* nei quali si sostiene che la vera soluzione al problema dei rifiuti è in realtà la raccolta differenziata.
Ma secondo me questi ambientalisti sono molto confusi nei loro pensieri. La raccolta differenziata in sè stessa non risolve proprio niente; essa ha senso soltanto come aiuto alla separazione più accurata che serve per procedere al riciclaggio dei materiali presenti nei rifiuti.
Quindi la soluzione di cui gli ambientalisti parlano è in realtà il riciclaggio - in particolare quello primario (cioè, trattare i materiali di scarto per riottenere gli stessi materiali, vergini). Parlare di raccolta differenziata è scambiare il mezzo per il fine.
Il riciclaggio, d'altra parte, non richiede necessariamente la raccolta differenziata: la separazione dei rifiuti in appositi impianti può bastare ad ottenere frazioni riciclabili. La raccolta differenziata pone l'onere di una prima, grossolana, separazione sui cittadini. Però, in Italia almeno, lo sforzo dei cittadini "virtuosi" non viene ancora riconosciuto nemmeno con tariffe agevolate - mentre esiste già la multa per punire i peccatori.
Una volta che si hanno i diversi materiali purificati al punto giusto (ed anche un mucchio di rifiuti indifferenziabili che necessariamente rimangono dopo la separazione) per completare il riciclaggio servono comunque impianti di trattamento: pulizia e rifusione per le plastiche; compostaggio per l'organico; fonderie per i metalli; vetrerie per il vetro e cartiere per la carta/cartone. Tutto questo sistema ha il difetto di essere complicato e e richiedere un'apposita filiera logistica, più estesa che per la raccolta dell'indifferenziato. Senza contare la necessità di avere un mercato per i prodotti riciclati, che non è così scontato come si potrebbe credere.
La gassificazione (soprattutto il processo Thermoselect) ha il vantaggio della semplicità e localizzazione: i rifiuti domestici ed industriali** vengono conferiti all'impianto senza necessità di trattamenti, e dall'altra parte si ottengono gas di sintesi (comodo per produrre energia), ceneri vetrificate, metalli in perline e piccole quantità di altri elementi utili. L'efficienza del processo è limitata dall'energia che deve essere spesa per comprimere e cuocere i rifiuti in ingresso e per produrre l'ossigeno puro richiesto dalla gassificazione.
In mancanza di una bacchetta magica che consenta di trasformare i rifiuti in prodotti vergini con un semplice incantesimo, è necessario scegliere una soluzione che sia meno peggio. Una possibilità è quella di pensare fin dall'inizio i prodotti non come usa-e-getta, ma come inseriti in un ciclo vitale che preveda necessariamente il riciclaggio. Ma questo pone notevoli problemi tecnici (per esempio, riciclabilità e durabilità sono caratteristiche in conflitto) e richiederebbe una massiccia rieducazione culturale dei cittadini, cosa che non mi piace per niente.
Una possibilità più attraente è l'uso di gassificatori ed altri trattamenti termici a parte l'incenerimento tradizionale (le soluzioni preferite in Giappone) per smaltire i rifiuti urbani ed industriali con produzione di energia elettrica.
* Le affermazioni di quel volantino sembrano essere una versione condensata e senza attribuzione di un documento di critica al processo Thermoselect a cui la compagnia ha ribattuto, PDF in inglese.
** Attenzione, non rifiuti speciali o tossici - semplicemente, i rifiuti più ricchi in plastica e materiali da imballaggio che vengono prodotti dalle infustrie.
Etichette: Ambiente, Energia, Tecnologia
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