La Saga della Mazza da Hockey
Il blog Bishop Hill ha di recente pubblicato un articolo nel quale si racconta la saga del lavoro di Amman e Wahl, due autori che si sono prefissi l'obbiettivo di confermare la bontà del famigerato grafico delle temperature globali "Mazza da Hockey" di Mann contro le critiche portate principalmente da Steve McIntyre.
L'articolo è lungo ed in inglese, per cui qui provvederò solo un sintetico riassunto. Chi può, dovrebbe leggere l'originale.
La genesi dei due articoli di Amman e Wahl è lunga e complicata, e comincia con un inusuale annuncio alla stampa dell'invio (non della pubblicazione, e nemmeno dell'accettazione) di due bozze di articolo a due diversi giornali specializzati.
Un articolo è stato in primo luogo rifiutato, mentre l'altro, seppure accettato, è rimasto non pubblicato. Nel frattempo, gli autori si sono dimostrati estremamente reticenti, fino al punto di non rivelare i dettagli dei metodi statistici usati nel loro lavoro, e nemmeno i valori di certe importanti quantità che darebbero una buona idea della bontà della correlazione*.
Finalmente, uno degli articoli in ballo venne accettato dalla rivista Climatic Change in una versione che rivela i coefficienti di correlazione: prossimi allo zero, come McIntyre aveva già notato. Lo IPCC aveva fissato il termine per l'accettazione degli articoli destinati a contribuire al suo Quarto Rapporto, verso la fine del 2005, per cui il lavoro di Amman e Wahl viene incluso.
Ma la cosa curiosa è che la versione definitiva dell'articolo, quella che contiene la discussione statistica, è datata Febbraio 2006 - per cui lo IPCC può permettersi di ignorare la conferma delle affermazioni di McIntyre.
Tuttavia, l'altro articolo dei due autori - nel quale vengono stabilite i metodi di comparazione che permetterebbero di stabilire la bontà del lavoro di Mann - viene di nuovo rigettato da Geophysical Research Letters. I due autori però non si scoraggiano ed inviano sostanzialmente lo stesso articolo a Climatic Change, che lo pubblica nella seconda metà del 2006.
Il cerchio dei riferimenti incrociati fra i due articoli quindi si chiude, e lo IPCC decide di chiudere un occhi sul fatto che almeno uno dei due articoli di Amman e Wahl è stato pubblicato molto dopo il termine fissato. E' difficile non pensare che lo IPCC abbia preso questa decisione per includere nel quarto rapporto qualcosa, qualunque cosa, che potesse ammantare di validità la Mazza da Hockey - fondamentale per l'ipotesi riscaldamento globale antropogenico.
Ma veniamo finalmente al contenuto degli articoli - ovvero, come Amman e Wahl avrebbero dimostrato la veridicità delle conclusioni di Mann. I dettagli sono complicati, visto che si rifanno ai metodi usati per stabilire la correlazione fra le misure indirette di temperatura (come gli anelli di accrescimento) e le misure strumentali.
Amman ha rivelato i dettagli del suo metodo all'improvviso nel luglio del 2008, e quello che ne emerge è sconcertante. I risultati intermedi di questo metodo sono pressochè identici a quelli di McIntyre (ovvero, che la Mazza da Hockey ha ben poca correlazione con il reale andamento delle temperature), per cui i due difensori di Mann per iniziare hanno inventato un nuovo parametro statistico, mai visto prima nè in climatologia nè in alcuna altra disciplina.
Ma non contenti di questo, hanno pure scelto un valore di soglia per questo parametro che rende la ricostruzione di Mann la migliore fi un vasto numero. Questo metodo non è solo intellettualmente poco onesto, ma ha anche il perverso effetto collaterale di assegnare un basso punteggio a simulazioni che hanno correlazioni anche migliori di quella di Mann nei periodi di calibrazione e verifica.
Eppure, nonostante tutta quest disonestà, gli stratagemmi statistici, le cattive pratiche, la Mazza da Hockey viene ancora vista da molti come la giusta guida per le decisioni sulla politica ambientale.
* Dovrei spiegare a quali serie di dati i coefficienti di correlazione si riferiscono, ma questo non vuole essere un articolo tecnico. La questione è spiegata meglio da Bishop Hill, quindi da McIntyre in parecchi post di Climate Audit; una trattazione dei problemi della calibrazione e verifica dei proxy di temperatura si trova anche qui (naturalmente in inglese).
L'articolo è lungo ed in inglese, per cui qui provvederò solo un sintetico riassunto. Chi può, dovrebbe leggere l'originale.
La genesi dei due articoli di Amman e Wahl è lunga e complicata, e comincia con un inusuale annuncio alla stampa dell'invio (non della pubblicazione, e nemmeno dell'accettazione) di due bozze di articolo a due diversi giornali specializzati.
Un articolo è stato in primo luogo rifiutato, mentre l'altro, seppure accettato, è rimasto non pubblicato. Nel frattempo, gli autori si sono dimostrati estremamente reticenti, fino al punto di non rivelare i dettagli dei metodi statistici usati nel loro lavoro, e nemmeno i valori di certe importanti quantità che darebbero una buona idea della bontà della correlazione*.
Finalmente, uno degli articoli in ballo venne accettato dalla rivista Climatic Change in una versione che rivela i coefficienti di correlazione: prossimi allo zero, come McIntyre aveva già notato. Lo IPCC aveva fissato il termine per l'accettazione degli articoli destinati a contribuire al suo Quarto Rapporto, verso la fine del 2005, per cui il lavoro di Amman e Wahl viene incluso.
Ma la cosa curiosa è che la versione definitiva dell'articolo, quella che contiene la discussione statistica, è datata Febbraio 2006 - per cui lo IPCC può permettersi di ignorare la conferma delle affermazioni di McIntyre.
Tuttavia, l'altro articolo dei due autori - nel quale vengono stabilite i metodi di comparazione che permetterebbero di stabilire la bontà del lavoro di Mann - viene di nuovo rigettato da Geophysical Research Letters. I due autori però non si scoraggiano ed inviano sostanzialmente lo stesso articolo a Climatic Change, che lo pubblica nella seconda metà del 2006.
Il cerchio dei riferimenti incrociati fra i due articoli quindi si chiude, e lo IPCC decide di chiudere un occhi sul fatto che almeno uno dei due articoli di Amman e Wahl è stato pubblicato molto dopo il termine fissato. E' difficile non pensare che lo IPCC abbia preso questa decisione per includere nel quarto rapporto qualcosa, qualunque cosa, che potesse ammantare di validità la Mazza da Hockey - fondamentale per l'ipotesi riscaldamento globale antropogenico.
Ma veniamo finalmente al contenuto degli articoli - ovvero, come Amman e Wahl avrebbero dimostrato la veridicità delle conclusioni di Mann. I dettagli sono complicati, visto che si rifanno ai metodi usati per stabilire la correlazione fra le misure indirette di temperatura (come gli anelli di accrescimento) e le misure strumentali.
Amman ha rivelato i dettagli del suo metodo all'improvviso nel luglio del 2008, e quello che ne emerge è sconcertante. I risultati intermedi di questo metodo sono pressochè identici a quelli di McIntyre (ovvero, che la Mazza da Hockey ha ben poca correlazione con il reale andamento delle temperature), per cui i due difensori di Mann per iniziare hanno inventato un nuovo parametro statistico, mai visto prima nè in climatologia nè in alcuna altra disciplina.
Ma non contenti di questo, hanno pure scelto un valore di soglia per questo parametro che rende la ricostruzione di Mann la migliore fi un vasto numero. Questo metodo non è solo intellettualmente poco onesto, ma ha anche il perverso effetto collaterale di assegnare un basso punteggio a simulazioni che hanno correlazioni anche migliori di quella di Mann nei periodi di calibrazione e verifica.
Eppure, nonostante tutta quest disonestà, gli stratagemmi statistici, le cattive pratiche, la Mazza da Hockey viene ancora vista da molti come la giusta guida per le decisioni sulla politica ambientale.
* Dovrei spiegare a quali serie di dati i coefficienti di correlazione si riferiscono, ma questo non vuole essere un articolo tecnico. La questione è spiegata meglio da Bishop Hill, quindi da McIntyre in parecchi post di Climate Audit; una trattazione dei problemi della calibrazione e verifica dei proxy di temperatura si trova anche qui (naturalmente in inglese).
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