The Second Version

07/09/09

Speculazioni Farlocche

Siccome internet è il posto dove ogni farlocco può blaterare liberamente, le speculazioni errate abbondano. Sarebbero troppe per stare dietro ad ognuna, ma oggi ce n'è una che merita risposta.

Da un commento sul Corriere:
sinitah
L'Olanda esige l'integrazione da parte degli immigrati ma vorrei proprio sapere cosa ne pensano l'Indonesia e il Suriname che sono stati colonizzati da loro e cosa hanno lasciato gli olandesi nelle loro terre. Roba da pazzi!
Ora, capita casualmente che mia moglie sia indonesiana. E capita pure che io abbia visitato diverse volte quel paese, ed oggi stesso abbiamo ricevuto la visita di tre signore indonesiane che abitano qui intorno.

Lungi da me voler essere esperto di tutto ciò che è indonesiano, ma penso di saperne un po' di più dell'italiano medio. Sicuramente di più dell'autore del commento.

Cosa pensano gli indonesiani dell'Olanda? Da quello che ho constato nei miei viaggi e parlando con mia moglie, ben poco. Ovvero, pochissimi fra gli indonesiani spendono il loro tempo a rimuginare sul passato coloniale olandese. Lì la gente preferisce pensare al presente ed al futuro, a lavorare e mandare avanti la sua attività (ci sono moltissimi piccoli e micro-imprenditori, grazie ad una regolamentazione più leggera che qui).

Chi ha scritto il commento fa l'errore di proiettare la cultura senile e carica di sensi di colpa dell'Europa su una popolazione giovane e proveniente da una storia completamente diversa. L'Indonesia è indipendente dal '45; il dittatore Soeharto è stato cacciato nel '98 ed il paese ha vissuto un forte sviluppo economico in tempi recenti: gli indonesiani hanno un futuro; non come gli europei che continuano a pensare al apssato.

Se c'è qualcuno che gli indonesiani odiano sono i giapponesi, per via della breve ma estremamente brutale occupazione durante la seconda guerra mondiale; e poi i malesi, che sarebbero colpevoli di appropriarsi della cultura indonesiana. Tanto che il dispregiativo per Malesia è Malingsia, che si può rendere come Ladresia.

E cos'ha lasciato l'occupazione olandese là? Al livello più facile da vedere, una passione per pane e burro che gli indonesiani continuano a mangiare con gusto.

Tra l'altro il commento è ispirato da un articolo su Geert Wilders che ne ricostruisce l'albero genealogico fino ad antenati indonesiani (capirai, in 300 anni di colonizzazione qualche mezzosangue sarà stato concepito, o no?), e procede ad assumere che tali antenati fossero mussulmani. L'idiozia di questo modo di ragionare è palpabile.

In Indonesia c'erano, e ci sono, mussulmani, ma anche cristiani (cattolici e protestanti), buddisti, induisti ed animisti: gli antenati di Wilders potevano venire da ognuno di questi gruppi. Secondo il Corriere si trattava "ovviamente" di mussulmani, ma non è chiaro se questo sia scritto nel documento originale. Non è nemmeno chiaro quale siano le ragioni di tale conclusione.

Inoltre, il fatto che uno abbia avuto antenati mussulmani deve renderlo quasi-mussulmano? C'è forse un gene islamico che si trasmette nelle generazioni? O si tratta di politiche dell'identità all'ennesima potenza, cioè che una persona si deve sentire appartenente a qualunque gruppo di "diversi" nella sua ascendenza? Se c'è un modo razzista di procedere è cercare di confutare le idee di una persona sciorinando l'elenco dei suoi antenati dalle pelle un po' più scura.

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3 Commenti:

  • Il berciare sempre del passato colonialismo è un'altra prova di eurocentrismo.

    Mi ricorda quando sento parlare di Israele e si dice che gli Israeliani "sfruttano" l'olocausto oppure stanno sempre a parlare dellolocausto. In tre mesi che ho vissuto laggiù le uniche volte che ho sentito parlare dell'Olocausto è stato durante le commemorazioni del Holocaust Day, e non ho visto nessuno fare nient'altro che commemorare i morti.

    Quando si parla di politica internazionale poi i riferimenti sono sempre alla storia di Israele, mai all'olocausto. Mai sentito nessuno dire "noi abbiamo diritto a questo per via dell'olocausto".

    Di Anonymous Wellington, Alle 11/9/09 13:22  

  • Ho conosciuto persone da Singapore, Hong Kong ed India, persone educate là (e quindi più al riparo da certe idee sinistrate), e loro non passano il tempo a parlare di colonialismo. Anzi, molti ad Hong Kong preferirebbero il dominio britannico a quello cinese.

    E' gente che studia, lavora e va avanti con la propria vita.

    E' probabilmente più facile trovare il vittimismo fra gli africani in Italia, e mi sto facendo un'idea del perché: il corso di italiano che fa mia moglie è nei locali della sede di Rifondazione, e l'associazione di volontariato che lo organizza è la solita solfa di NGO multiculturale. E' facile, anche involontariamente, associare un po' di indottrinamento all'insegnare una lingua.

    Di Blogger Fabio, Alle 11/9/09 20:10  

  • Non mi sorprende affatto. Ecco perché sono sempre stato sospettoso verso tutta questa roba di "comunità". Una bella frase di Thomas Sowell:

    "What does a community organizer do? What he does not do is organize a community. What he organizes are the resentments and paranoia within a community, directing those feelings against other communities, from whom either benefits or revenge are to be gotten, using whatever rhetoric or tactics will accomplish that purpose."

    Spero che tua moglie si trovi bene in Italia.

    Di Anonymous Wellington, Alle 11/9/09 20:21  

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