Incidenti Sul Lavoro
Proprio sabato scorso, quattro operai sono morti nell'esplosione ed incendio di una raffineria di olio vegetale. Azzardo una speculazione: secondo me, ahnno fatto il più classico errore nel lavorare su serbatoi di combustibile, ovvero fare alvori di taglio e/o saldatura senza aver prima bonificato e ventilato adeguatamente l'apparecchiatura.
Io ho trascorso diversi anni fra un laboratorio di ricerca e l'altro, quindi ho fatto qualche mese, in diversi anni, come stagionale in una fabbrica di conserve di pomodoro, e per finire poche settimane in una fabbrica di pasta. Poi, ho amici che fanno ogni tipo di lavoro, dal progettista di macchine confezionatrici al muratore al boscaiolo.
La mia esperienza personale e le stori che mi sono state raccontate puntano tutte verso una conclusione - scomoda per molti: gli incidenti capitano principalmente perchè sono i singoli operai a non osservare le norme di sicurezza.
Non usare occhiali in laboratorio (e qui mi dichiaro colpevole anche io); un capoturno che riteneva la procedura giusta per sbloccare una macchina fosse prima premere il pulsante di ripristino e poi rimuovere l'ostruzione manualmente; muratori che indossavano il casco solo nel caso di ispezione; un operaio che per guidare un macchinario durante il sollevamento si era arrampicato su una ringhiera senza alcuna corda di sicurezza (fino a quando il responsabile per la sicurezza non gli ha intimato di scendere immediatamente); un operaio che ha quasi perso un braccio per avere messo le mani dentro un'impastatrice in funzione; linee di produzione talmente protette che ogni minima perturbazione le può bloccare e quindi lavorano con molte delle protezioni disinserite. Eccetera, eccetara.
Molti lavoratori sanno che quello che stanno facendo è pericoloso ed anche vietato, ma lo fanno comunque perchè si risparmia tempo, per comodità ed addirittura per sprezzo del pericolo. Ed anche per quel meccanismo psicologico che ci fa adattare ad ogni routine, e quindi abbassare la guardia.
Certamente non voglio dire che padroni avidi e sfruttatori non esistono, ma la mia esperienza mi dice che questo non è il motivo principale degli incidenti. Ed io personalmente prenderei tutte le precauzioni possibili comunque - per esempio, comprando scarpe antiinfortunistiche di tasca mia.
Vista la situazione, l'unico modo per ottenere qualcosa è di avere responsabili della sicurezza polizieschi, sempre in allerta, pronti a riprendere ed addirittura punire i lavoratori che non rispettino le norme di sicurezza (naturalmente quando l'azienda abbia fatto tutto il suo dovere). Ma ci vuole poco a capire che una simile figura diventerebbe ben presto poco popolare, e non mi stupirebbe vedere qualcuno dei sindacati di estrema sinistra protestare contro un tale stato di cose, per esempio sostenendo che i lavoratori vengono "spiati" o qualcosa del genere.
C'è poi da considerare che certe norme di sicurezza sono cervellotiche ed eccessivamente restrittive, al punto di rendere le normali operazioni quasi impossibili. Quindi, queste norme vengono disattese spesso e volentieri. L'approccio alla normativa dovrebbe essere strettamente pragmatico e tenere conto di tutte le esigenze, invece.
Bertinotti quindi non è riuscito ad evitare (nemmeno ci ha provato, secondo me) di dire le solite vaccate:
Io ho trascorso diversi anni fra un laboratorio di ricerca e l'altro, quindi ho fatto qualche mese, in diversi anni, come stagionale in una fabbrica di conserve di pomodoro, e per finire poche settimane in una fabbrica di pasta. Poi, ho amici che fanno ogni tipo di lavoro, dal progettista di macchine confezionatrici al muratore al boscaiolo.
La mia esperienza personale e le stori che mi sono state raccontate puntano tutte verso una conclusione - scomoda per molti: gli incidenti capitano principalmente perchè sono i singoli operai a non osservare le norme di sicurezza.
Non usare occhiali in laboratorio (e qui mi dichiaro colpevole anche io); un capoturno che riteneva la procedura giusta per sbloccare una macchina fosse prima premere il pulsante di ripristino e poi rimuovere l'ostruzione manualmente; muratori che indossavano il casco solo nel caso di ispezione; un operaio che per guidare un macchinario durante il sollevamento si era arrampicato su una ringhiera senza alcuna corda di sicurezza (fino a quando il responsabile per la sicurezza non gli ha intimato di scendere immediatamente); un operaio che ha quasi perso un braccio per avere messo le mani dentro un'impastatrice in funzione; linee di produzione talmente protette che ogni minima perturbazione le può bloccare e quindi lavorano con molte delle protezioni disinserite. Eccetera, eccetara.
Molti lavoratori sanno che quello che stanno facendo è pericoloso ed anche vietato, ma lo fanno comunque perchè si risparmia tempo, per comodità ed addirittura per sprezzo del pericolo. Ed anche per quel meccanismo psicologico che ci fa adattare ad ogni routine, e quindi abbassare la guardia.
Certamente non voglio dire che padroni avidi e sfruttatori non esistono, ma la mia esperienza mi dice che questo non è il motivo principale degli incidenti. Ed io personalmente prenderei tutte le precauzioni possibili comunque - per esempio, comprando scarpe antiinfortunistiche di tasca mia.
Vista la situazione, l'unico modo per ottenere qualcosa è di avere responsabili della sicurezza polizieschi, sempre in allerta, pronti a riprendere ed addirittura punire i lavoratori che non rispettino le norme di sicurezza (naturalmente quando l'azienda abbia fatto tutto il suo dovere). Ma ci vuole poco a capire che una simile figura diventerebbe ben presto poco popolare, e non mi stupirebbe vedere qualcuno dei sindacati di estrema sinistra protestare contro un tale stato di cose, per esempio sostenendo che i lavoratori vengono "spiati" o qualcosa del genere.
C'è poi da considerare che certe norme di sicurezza sono cervellotiche ed eccessivamente restrittive, al punto di rendere le normali operazioni quasi impossibili. Quindi, queste norme vengono disattese spesso e volentieri. L'approccio alla normativa dovrebbe essere strettamente pragmatico e tenere conto di tutte le esigenze, invece.
Bertinotti quindi non è riuscito ad evitare (nemmeno ci ha provato, secondo me) di dire le solite vaccate:
[...]Quello che chiamiamo sviluppo anche oggi ha mietuto altre vittime. Ricordarle vuol dire che non possiamo e non dobbiamo rassegnarci a considerare i morti sul lavoro una fatalità». E dobbiamo altresì rinnovare l’appello affinchè la politica e le istituzioni facciano della lotta contro le cause di morte sul lavoro il loro primo impegno.Sostenere che queste siano vittime dello sviluppo è una posizione ideologica, tipicamente comunista o di quelle parti lì. E non è comunque possibile ridurre a zero le morti e gli infortuni sul lavoro. Non lo dico perchè mi piace vedere gli operai morire; la realtà inevitabile è che tutte le attività comportano un certo grado di rischio (certe più di altre, naturalmente), e non c'è modo di evitarlo. Un professore che lavorava nel mio college un giorno se ne stava sulla spiaggia leggendo un libro, quando un'auto è uscita da una curva della strada più in alto, e gli è caduta addosso uccidendolo. Capite cosa voglio dire sui rischi che si corrono?
1 Commenti:
Non mi ricordo su quale testata era quell'articolo che faceva i paragoni tra i vari stati UE:
italia 900 e rotti morti l'anno
germania + o - lo stesso
Inghilterra (quella macellata socialmente dalla Tatcher....) meno di un quarto... ah! il liberismo selvaggio!!
Di gabbianourlante, Alle 28/11/06 16:24
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