Progressivismo Transnazionale
Per superare la barriera linguistica, ho deciso di presentare la traduzione dell'estratto del saggio di Fonte che ho citato in precedenza. Per semplicità, come forma breve dell'espressione "progressivismo transazionale" ho adottato Tranzismo, l'italianizzazione della forma breve inglese "Tranzism".
PROGRESSIVISMO TRANSNAZIONALE
I concetti chiave del tranzismo possono essere descritti come segue:
Il gruppo di appartenenza prima del cittadino individuale. L'unità politica chiave non è il cittadino individuale, che forma associazioni volontarie e lavora con altri cittadini senza curarsi di razza, sesso o nazione di origine, ma il gruppo di appartenenza (razziale, etnico, sessuale) nel quale uno è nato.
Una dicotomia di gruppi. Oppressori contro vittime, con i gruppi di immigranti visti come vittime. Gli ideologi transnazionali hanno incorporato la dicotomia, essenzialmente Hegeliana-Marxista, dei "Privilegiati contro Emarginati".
Il proporzionalismo di gruppo come obbiettivo dell'"equità". Il tranzismo assume che i "gruppi vittima" debbano essere rappresentati in tutte le professioni in quantità grossomodo proporzionale alla loro percentuale di popolazione. Altrimenti, si ha un problema di "sottorappresentazione".
I valori delle istituzioni dominanti devono essere cambiati per riflettere il punto di vista dei gruppi vittima. I tranzisti insistono che non è sufficiente avere la rappresentazione proporzionale nelle maggiori istituzioni, se queste continuano a manifestare la visione della cultura "dominante". Invece, le distinte visioni delle minoranze etniche, sessuali* e linguistiche devono essere rappresentate dentro queste istituzioni.
Lo "imperativo demografico". L'imperativo demografico ci dice che grandi cambiamenti demografici stanno accadendo negli USA con l'ingresso nella vita americana di milioni di immigranti non-occidentali. Il paradigma tradizionale basato sull'assimilazione degli immigranti nella cultura civile americana è obsoleto, e deve essere modificato in uno che promuova la "diversità" intesa come proporzionalismo di gruppo.
La ridefinizione di democrazia ed "ideali democratici". I transnazionalisti stanno alterando la definizione di democrazia da quella di un sistema di decisione a maggioranza fra uguali cittadini ad una di divisione del potere fra gruppi etnici composti di cittadini e non-cittadini. James Banks, une dei maggiori scrittori di libri di testo per l'educazione, scrisse nel 1994: "Per creare un vero democratico Unum con autorità morale e percepita legittimità, i pluribus (le diverse persone) devono negoziare e dividere il potere." Quindi, la democrazia americana non sarebbe autentica; quella vera si avrà quando le diverse "persone" che vivono entro i confini americani si divideranno il potere come gruppi.
La decostruzione delle narrative nazionali e dei simboli nazionali degli stati democratici dell'Occidente. Nell'Ottobre del 2000, un rapporto del governo criticò il concetto di "Britannicità" e dichiarò che la storia britannica doveva essere "rivista, ripensata oppure scaricata". Negli USA, i proposti "Standard di Storia Nazionale" raccomandavano di alterare la tradizionale narrativa storica: invece di enfatizzare la storia dei colonizzatori europei, la civiltà americana dovrebbe essere ridefinita come una "convergenza multiculturale" di tre civiltà - Amerinda, Ovest-africana ed Europea. In Israele, un intellighenzia "post-Zionista" ha proposto che Israele consideri sè stessa multiculturale e decostruisca la sua identità di stato ebraico. Addirittura il ministro degli esteri israeliano Shimon Peres saltò sul treno post-zionista col suo libro del 1993, nel quale tolse enfasi alla sovranità (nazionale, NdT) e propose "corpi elettivi" regionali, una sorta di UE del Medioriente.
Promozione del concetto di "cittadinanza postnazionale". In un importante articolo accademico, la professoressa Linda Bosniak di Rutgers (Università di stato del New Jersey, NdT) chiede speranzosa: "Possono i sostenitori della cittadinanza postnazionale finalmente riuscire a disaccoppiare il concetto di cittadinanza dallo stato nazionale, nel pensiero politico prevalente?".
L'idea del transnazionalismo come attrezzo concettuale. Il transnazionalismo è lo stadio successivo dell'ideologia multiculturale. Come il multiculturalismo, esso è un concetto che provvedde le elites sia di un attrezzo empirico (una plausibile analisi di ciò che è) sia di una intelaiatura ideologica (una visione di quello che dovrebbe essere). I sostenitori del transnazionalismo ritengono che la globalizzazione richieda qualche forma di governo globale, poichè ritengono che gli stati nazionali e l'idea di cittadinanza nazionale non siano in grado di affrontare i problemi globali del futuro.
Gli stessi studiosi che promuovevano il multiculturalismo ora salutano l'arrivo dell'era transnazionale. Perciò, Alejandro Portes dell'Università di Princeton sostiene che il transnazionalismo e l'immigrazione su larga scala ridefiniranno il significato di essere cittadino degli USA.
La promozione del transnazionalismo è un tentativo di controllare la cruciale lotta intellettuale sulla globalizzazione. I suoi aderenti implicano che uno può essere o al passo con la globalizzazione, e quindi proiettato verso il futuro, oppure un retrogrado antiglobalista. I democratici liberali (che sono internazionalisti, supportano libero commercio ed economie di mercato) devono replicare che si tratta di una falsa dicotomia - che la discussione critica non è fra globalisti ed antiglobalisti, ma sulla forma che le relazioni globali prenderanno nei prossimi decenni: saranno internazionaliste, o transnazionaliste?
PROGRESSIVISMO TRANSNAZIONALE
I concetti chiave del tranzismo possono essere descritti come segue:
Il gruppo di appartenenza prima del cittadino individuale. L'unità politica chiave non è il cittadino individuale, che forma associazioni volontarie e lavora con altri cittadini senza curarsi di razza, sesso o nazione di origine, ma il gruppo di appartenenza (razziale, etnico, sessuale) nel quale uno è nato.
Una dicotomia di gruppi. Oppressori contro vittime, con i gruppi di immigranti visti come vittime. Gli ideologi transnazionali hanno incorporato la dicotomia, essenzialmente Hegeliana-Marxista, dei "Privilegiati contro Emarginati".
Il proporzionalismo di gruppo come obbiettivo dell'"equità". Il tranzismo assume che i "gruppi vittima" debbano essere rappresentati in tutte le professioni in quantità grossomodo proporzionale alla loro percentuale di popolazione. Altrimenti, si ha un problema di "sottorappresentazione".
I valori delle istituzioni dominanti devono essere cambiati per riflettere il punto di vista dei gruppi vittima. I tranzisti insistono che non è sufficiente avere la rappresentazione proporzionale nelle maggiori istituzioni, se queste continuano a manifestare la visione della cultura "dominante". Invece, le distinte visioni delle minoranze etniche, sessuali* e linguistiche devono essere rappresentate dentro queste istituzioni.
Lo "imperativo demografico". L'imperativo demografico ci dice che grandi cambiamenti demografici stanno accadendo negli USA con l'ingresso nella vita americana di milioni di immigranti non-occidentali. Il paradigma tradizionale basato sull'assimilazione degli immigranti nella cultura civile americana è obsoleto, e deve essere modificato in uno che promuova la "diversità" intesa come proporzionalismo di gruppo.
La ridefinizione di democrazia ed "ideali democratici". I transnazionalisti stanno alterando la definizione di democrazia da quella di un sistema di decisione a maggioranza fra uguali cittadini ad una di divisione del potere fra gruppi etnici composti di cittadini e non-cittadini. James Banks, une dei maggiori scrittori di libri di testo per l'educazione, scrisse nel 1994: "Per creare un vero democratico Unum con autorità morale e percepita legittimità, i pluribus (le diverse persone) devono negoziare e dividere il potere." Quindi, la democrazia americana non sarebbe autentica; quella vera si avrà quando le diverse "persone" che vivono entro i confini americani si divideranno il potere come gruppi.
La decostruzione delle narrative nazionali e dei simboli nazionali degli stati democratici dell'Occidente. Nell'Ottobre del 2000, un rapporto del governo criticò il concetto di "Britannicità" e dichiarò che la storia britannica doveva essere "rivista, ripensata oppure scaricata". Negli USA, i proposti "Standard di Storia Nazionale" raccomandavano di alterare la tradizionale narrativa storica: invece di enfatizzare la storia dei colonizzatori europei, la civiltà americana dovrebbe essere ridefinita come una "convergenza multiculturale" di tre civiltà - Amerinda, Ovest-africana ed Europea. In Israele, un intellighenzia "post-Zionista" ha proposto che Israele consideri sè stessa multiculturale e decostruisca la sua identità di stato ebraico. Addirittura il ministro degli esteri israeliano Shimon Peres saltò sul treno post-zionista col suo libro del 1993, nel quale tolse enfasi alla sovranità (nazionale, NdT) e propose "corpi elettivi" regionali, una sorta di UE del Medioriente.
Promozione del concetto di "cittadinanza postnazionale". In un importante articolo accademico, la professoressa Linda Bosniak di Rutgers (Università di stato del New Jersey, NdT) chiede speranzosa: "Possono i sostenitori della cittadinanza postnazionale finalmente riuscire a disaccoppiare il concetto di cittadinanza dallo stato nazionale, nel pensiero politico prevalente?".
L'idea del transnazionalismo come attrezzo concettuale. Il transnazionalismo è lo stadio successivo dell'ideologia multiculturale. Come il multiculturalismo, esso è un concetto che provvedde le elites sia di un attrezzo empirico (una plausibile analisi di ciò che è) sia di una intelaiatura ideologica (una visione di quello che dovrebbe essere). I sostenitori del transnazionalismo ritengono che la globalizzazione richieda qualche forma di governo globale, poichè ritengono che gli stati nazionali e l'idea di cittadinanza nazionale non siano in grado di affrontare i problemi globali del futuro.
Gli stessi studiosi che promuovevano il multiculturalismo ora salutano l'arrivo dell'era transnazionale. Perciò, Alejandro Portes dell'Università di Princeton sostiene che il transnazionalismo e l'immigrazione su larga scala ridefiniranno il significato di essere cittadino degli USA.
La promozione del transnazionalismo è un tentativo di controllare la cruciale lotta intellettuale sulla globalizzazione. I suoi aderenti implicano che uno può essere o al passo con la globalizzazione, e quindi proiettato verso il futuro, oppure un retrogrado antiglobalista. I democratici liberali (che sono internazionalisti, supportano libero commercio ed economie di mercato) devono replicare che si tratta di una falsa dicotomia - che la discussione critica non è fra globalisti ed antiglobalisti, ma sulla forma che le relazioni globali prenderanno nei prossimi decenni: saranno internazionaliste, o transnazionaliste?
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