The Second Version

07/02/11

Spediti Verso la Sconfitta

Se questo è lo spessore delle forze intellettuali che la sinistra italiana mette in campo, possono stare freschi.

Una certa Irene Tinagli infatti fa le dichiarazioni che dovrebbero cambiare il mondo, ma alla fine dei conti sono solo un rigurgito femminista.

Ci spaccia per geniali scoperte dell'ultim'ora quello che in realtà uomini e donne non ancora infettati dall'ideologia identitaria sanno dalla notte dei tempi: agli uomini piace avere intorno donne femminili e magari anche di bella presenza, ma una che si presenta vestita da vaccona ad occasioni ufficiali non fa bella figura.

Però la frase che mi fa venire il latte alle ginocchia è questa - combinata con il titolo:
Un leader donna? Ci vorrebbe una Michelle italiana

«Michelle Obama è per me l’esempio più calzante, sintesi accoglienza autorevole: quando la sentivo parlare, in campagna elettorale, con quella sua capacità di calore e di dialogo, tostissima ma anche materna, mi dicevo ma perché non si candida lei? E in più, cosa che non guasta, capace di essere, anche nel modo di vestire, femminile ma non seduttiva».
Perché, Michelle Obama è leader esattamente di cosa? Cinicamente parlando, la First Lady è la Casalinga Più Potente d'America, ma non comanda nulla*; è solo una di figura di rappresentanza. Chi la cita come esempio di leader manca completamente il bersaglio, anche solo in termini logici - lasciamo perdere le discussioni sulla qualità dell'amministrazione Obama.

Ulteriore conferma di come i media tendano a trattare gli Obama con la stessa maturità di una sedicenne nei confronti di Brad Pitt (ai miei tempi, era lui un idolo delle ragazzine, ora non so).

*A meno che la coppia presidenziale non sia una nella quale la moglie controlla il marito. Potrebbe anche succedere.

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