Intelligence Intelligente
L'Unione Europea dichiara di volere darsi tanto da fare per combattere il terrorismo. E già quì bisogna fare delle distinzioni.
Primo, il terrorismo è una dottrina militare elaborata nel corso del 20° secolo (e vista in embrione anche in tempi più remoti): non ha molto senso pensare di volere combattere contro una dottrina militare (allo stesso modo, l'espressione "War on Terror" è sbagliata). Il conflitto riguarda gli obbiettivi più che i metodi, e l'UE è molto - estremamente - carente quando si tratta degli obbiettivi e base ideologica del terrorismo, quello islamico per primo. Tanto per fare un esempio, da una parte si considerano gli jihadisti come criminali, ma dall'altra si mantiene una politica delle porte aperte che, per intenzione o per incidente, finisce per favorire l'islamizzazione - ovvero, lo stesso obbiettivo degli jihadisti.
Le iniziative proposte dalla UE per fronteggiare il terrorismo islamico sono - in linea con le filosofia statalista di questa entità - principalmente orientate verso il controllo burocratico dei cittadini che la vera efficacia. Si parla di liste di blogs e di censimenti generali di internet, senza tenere conto del fatto che la maggiore parte dei siti e traffico riguarda tutt'altro. Ovvero, l'intelligence fatta in questo modo finirebbe presto per affogare nella mole di dati che essa stessa produce.
Non sono esperto di intelligence, ma penso di avere imparato una cosa o due. Un approccio intelligente sarebbe quello di trovare per prima cosa un numero anche limitato di siti jihadisti - non è difficile, basta usare Google, un po' di inventiva o magari chiedere a Robert Spencer. Da questi siti si ricostruisce la rete di collegamenti in entrata ed uscita, poi dei visitatori dei diversi siti islamisti. Quindi si comincia a tracciare le comunicazioni fra i diversi utenti con l'analisi del traffico, e successivamente si può iniziare a dare nomi e cognomi; controllare chi è già noto alle polizie per altre vie, eccetera. Così si possono scartare i siti (ed i loro gestori) che parlano di jihad per resistervi fin dall'inizio.
Un metodo snello, semplice - almeno a livello concettuale - e probabilmente più efficace che costruire enormi database che incorporano più o meno tutto; chi non c'entra nulla e pure chi si oppone. E che sono necessariamente costosi e rigidi.
Primo, il terrorismo è una dottrina militare elaborata nel corso del 20° secolo (e vista in embrione anche in tempi più remoti): non ha molto senso pensare di volere combattere contro una dottrina militare (allo stesso modo, l'espressione "War on Terror" è sbagliata). Il conflitto riguarda gli obbiettivi più che i metodi, e l'UE è molto - estremamente - carente quando si tratta degli obbiettivi e base ideologica del terrorismo, quello islamico per primo. Tanto per fare un esempio, da una parte si considerano gli jihadisti come criminali, ma dall'altra si mantiene una politica delle porte aperte che, per intenzione o per incidente, finisce per favorire l'islamizzazione - ovvero, lo stesso obbiettivo degli jihadisti.
Le iniziative proposte dalla UE per fronteggiare il terrorismo islamico sono - in linea con le filosofia statalista di questa entità - principalmente orientate verso il controllo burocratico dei cittadini che la vera efficacia. Si parla di liste di blogs e di censimenti generali di internet, senza tenere conto del fatto che la maggiore parte dei siti e traffico riguarda tutt'altro. Ovvero, l'intelligence fatta in questo modo finirebbe presto per affogare nella mole di dati che essa stessa produce.
Non sono esperto di intelligence, ma penso di avere imparato una cosa o due. Un approccio intelligente sarebbe quello di trovare per prima cosa un numero anche limitato di siti jihadisti - non è difficile, basta usare Google, un po' di inventiva o magari chiedere a Robert Spencer. Da questi siti si ricostruisce la rete di collegamenti in entrata ed uscita, poi dei visitatori dei diversi siti islamisti. Quindi si comincia a tracciare le comunicazioni fra i diversi utenti con l'analisi del traffico, e successivamente si può iniziare a dare nomi e cognomi; controllare chi è già noto alle polizie per altre vie, eccetera. Così si possono scartare i siti (ed i loro gestori) che parlano di jihad per resistervi fin dall'inizio.
Un metodo snello, semplice - almeno a livello concettuale - e probabilmente più efficace che costruire enormi database che incorporano più o meno tutto; chi non c'entra nulla e pure chi si oppone. E che sono necessariamente costosi e rigidi.
4 Commenti:
C'è chi l'ha fatto per conto suo.
http://www.wired.com/politics/security/magazine/15-11/ff_rossmiller
Di Anonimo, Alle 4/12/07 22:13
Esatto, quindi mi chiedo perchè le forze di polizia europee non seguono questo metodo (spero che in segreto lo stiano già facendo) invece che vessare i comuni bloggers.
Queste considerazioni poi si riallacciano a quel vecchi discorso sull'opportunità di avere anche agenzie di intelligence ed antiterrorismo private, a fianco di quelle pubbliche.
Di Fabio, Alle 5/12/07 12:23
"Un metodo snello, semplice - almeno a livello concettuale - e probabilmente più efficace..."
Cioè qualcosa che la UE non sarà MAI in grado di fare.
Di Grendel, Alle 6/12/07 11:02
Beh, credo-spero lo stiano già facendo. Dovrebbe essere normale routine.
Tempo fa pensavo si dovessero creare delle frontiere virtuali, anche in Internet. O meglio, solo in Internet. O meglio, soprattutto in Internet. Quando l'informazione esce o entra dal tuo paese, dovrebbe venire passata sotto un "word-detector".
Solo che allora mi era sembrato di aver rilevato un problema funzionale che in questo momento (sono reduce da un appisolamento) non ricordo.
Di Anonimo, Alle 8/2/08 00:18
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