The Second Version

04/01/09

Crisi dei Mutui, Reprise

Avevo scritto tempo fa sulla crisi dei mutui USA ma ora mi rendo conto che l'articolo era impreciso ed un po' partigiano nel dare la colpa prima di tutto al CRA.

Il blogger Phastidio - che di economia se ne intende più di me - ha continuato a seguire la vicenda e riporta un articolo di Mario Seminerio che fa un impietoso riassunto della storia della crisi.

Il punto centrale però rimane lo stesso che avevo già espresso: non si è trattato di un fallimento del libero mercato, ma piuttosto delle conseguenze di un clima socio-politico nel quale concedere mutui a chiunque senza fare domande era cosa buona e necessaria, e di una situazione di connivenza fra regolatori e regolati.

Scrive Seminerio:
E’ una specie di sogno americano trasformatosi in credito: la “ricerca della felicità” attraverso un mutuo, concesso senza fare troppe domande. La versione deformata della “Società dei proprietari” di cui il presidente George W.Bush è andato (anche giustamente) fiero negli otto anni del suo mandato. Ecco tornare il mito dell’eccezionalismo americano, quel “we deserve” (ce lo meritiamo), che si è declinato in una gigantesca truffa, durata almeno un decennio. Truffa su cui il regolatore bancario federale ha chiuso entrambi gli occhi. Alan Greenspan, titolare di quel ruolo, ha preferito professare la propria fede nei credit scoring automatici, i punteggi di credito che avrebbero garantito l’equilibrio del mondo e del capitalismo finanziario d’America.
E poi:
Bernie Madoff o Washington Mutual, fa poca differenza: si è trattato di una gigantesca truffa, ordita da una élite di manager che rispondevano ad un sistema di incentivi perversi, difendendone la conservazione con una pioggia di denaro di lobbying su Congresso e regolatori. E se qualcosa iniziava a scricchiolare, nessun problema: c’era la Fed con il suo credito lasco e le sue motivazioni di rischio sistemico da contrastare con ogni mezzo, il nuovo mantra di un’unica e gigantesca catena di Ponzi di cui di Bernie Madoff è stato solo l’ultimo dettaglio, il più eclatante e visibile. Anche in questo caso, nessun controllo della Sec: un revisore ottuagenario che vive una dorata pensione al tepore della Florida, un contabile prestanome che da solo controlla un gigante della consulenza, lavorando da un mini appartamento di quattro metri per sei. E’ il sogno americano dell’eterna primavera finanziaria, i giorni di pioggia erano stati aboliti, la Dichiarazione di Indipendenza finalmente realizzata su questa terra, la felicità raggiunta. Una gigantesca Disneyland a cielo aperto, che a noi che da sempre amiamo l’America ed i suoi miti di autorealizzazione e responsabilità individuale fa un’enorme tristezza mista a rabbia.

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