The Second Version

07/06/10

Autodifesa delle Nazioni

Negli ultimi giorni ho letto su internet qualche diatriba - e purtroppo ho anche partecipato ad un paio in famiglia - sulla risposta israeliana al tentativo di rottura del blocco navale di fronte a Gaza.

Bè, ho realizzato che c'è una certa visione dominante di come dovrebbero comportarsi gli stati che fa il paio con una certa visione dominante di come dovrebbero comportarsi le persone.

E' l'idea che è meglio essere morto ma moralmente superiore.

Nel campo del comportamento dei singoli individui, questa visione si manifesta con il riconoscere - a parole - il diritto alla legittima difesa, ma poi in pratica a caricare il diritto di tante limitazioni e distinzioni da renderlo sotanzialmente nullo.

Cose del tipo la difesa dev'essere proporzionale all'offesa; oppure un'arma di fortuna va bene ma una pistola no; o anche il piangere la morte di un delinquente che teneva famiglia. Eccetera, eccetera. Ed anche, quelli che accusano la vittima di avere esagerato con la difesa quando, dopo il fatto, la polizia scopre che l'aggressore aveva solo una pistola finta.

Insomma, chi si difende con la forza da un'aggressione deve affrontare non solo la condanna morale dei benpensanti*, ma anche accuse di reati più o meno gravi da parte della magistratura.

La stessa visione del mondo, se ci pensate, è applicata anche ad Israele: certo che ha diritto di esistere ed alla auto-difesa, MA...

Senza torcere un capello ai "civili" palestinesi; senza offendere le sensibilità di chiunque si senta offeso; senza usare la forza per fermare le navi che stavano tentando di violare un blocco navale (per altro legale). E poi seguono interminabili discussioni che spaccano il capello in quattro su quello che si sarebbe dovuto o potuto fare in un mondo perfetto, eccetera eccetera.

Due facce della stessa medaglia.

* Ci sono eccezioni: forse, se l'aggressione è particolarmente eclatante. Probabilmente, se la vittima appartiene ad una minoranza politicamente corretta.

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