Impatto Non-Zero
C'è qualcosa che mi irrita molto nelle discussioni sulle energie rinnovabili - in particolare il solare fotovoltaico: l'idea che i pannelli fotovoltaici siano ad "impatto zero".
E' anche il cavallo di battagli del comitato di cittadini contrari alla costruzione di una centrale elettrica a biomasse vicino a Sala Baganza, ai piedi delle colline parmensi.
Bene, questa idea è falsa. Si, falsa senza mezze misure. Ma andiamo ad esaminare più in dettaglio il perchè.
Una volta che il pannello solare è installato in un sito, in effetti le sue emissioni, di sostanze inquinanti e "gas serra" sono trascurabili, certamente minori di un generatore a combustione di pari potenza*. C'è sempre il problema dell'impatto sul paesaggio, e questa è una discussione che gli ambientalisti ed i fan del solare generalmente evitano. Ora sembra che Legambiente abbia avuto una conversione sulla via dei mulini a vento:
Ma prima di arrivare al suo sito di installazione, il pannello solare ha una storia abbastanza lunga e costellata di emissioni varie. La parte attiva del pannello fotovoltaico è una lastra di semiconduttore, generalmente silicio: il silicio viene prodotto dalla silice usando il carbone come riducente; dopodichè il silicio per uso da semiconduttore deve essere ulteriormente purificato.
I metodi principali sono due: deposizione di silicio per decomposizione del triclorosilano purificato per distillazione; e cristallizzazione dal fuso (questo per il più pregiato silicio monocristallino). Il primo metodo usa gas tossici e corrosivi - ed energia; il secondo molta energia.
Per arrivare al semiconduttore poi servono altre lavorazioni che richiedono sostanze molto tossiche (arsina, fosfina ecc), e molta energia per far funzionare le camere a vuoto, i forni e tutte le altre apparecchiature.
Se non sbaglio per i pannelli fotovoltaici va bene anche il silicio di riciclo (mentre i circuiti integrati richiedono la massima purezza), ed in questo modo la spesa di risorse è minore.
Ma la storia del pannello fotovoltaico è ancora all'inizio. La lastra di semiconduttore deve essere dotata di contatti metallici per trasportare la corrente prodotta, quindi montata in un telaio d'acciaio od alluminio, e tutte queste cose non cadono dal cielo già pronte, ma devono essere fabbricate.
Nel passo successivo, è necessario trasportare i pannelli e tutte le apparecchiature accessorie (supporti, quadri elettrici, regolatori di tensione ecc) fino al sito d'installazione - e se si tratta di una centrale di dimensioni rilevanti, il sito prima deve essere preparato con movimento terra e costruzione di opere murarie.
Dopo l'installazione dei pannelli, rimane solo l'uso di risorse per la manutenzione e l'eventuale sostituzione di pannelli guasti o danneggiati.
Alla fine del ciclo vitale di un pannello solare, questo deve essere smaltito, e qui casca l'asino. Fino ad ora, vista la piccola superficie di pannelli fotovoltaici installata, il problema dello smaltimento non si è mai posto in pratica. Ma quando si arriverà alla fine del ciclo vitale delle superfici più estese installate in questi tempi, secondo me se ne vedranno delle belle. Tipo il solito circo equestre di quei rifiuti che nessuno vuole accettare.
E' anche il cavallo di battagli del comitato di cittadini contrari alla costruzione di una centrale elettrica a biomasse vicino a Sala Baganza, ai piedi delle colline parmensi.
Bene, questa idea è falsa. Si, falsa senza mezze misure. Ma andiamo ad esaminare più in dettaglio il perchè.
Una volta che il pannello solare è installato in un sito, in effetti le sue emissioni, di sostanze inquinanti e "gas serra" sono trascurabili, certamente minori di un generatore a combustione di pari potenza*. C'è sempre il problema dell'impatto sul paesaggio, e questa è una discussione che gli ambientalisti ed i fan del solare generalmente evitano. Ora sembra che Legambiente abbia avuto una conversione sulla via dei mulini a vento:
«Il paesaggio non è un oggetto sacro e intoccabile, ma è il frutto della storia da sempre. Le pale eoliche sono un valore estetico aggiunto», ha detto il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati[...]Questa è anche la mia opinione sul paesaggio, però si tratta di un grosso cambiamento di rotta per Legambiente. Che probabilmente la porterà a collidere con i conservazionisti duri e puri.
Ma prima di arrivare al suo sito di installazione, il pannello solare ha una storia abbastanza lunga e costellata di emissioni varie. La parte attiva del pannello fotovoltaico è una lastra di semiconduttore, generalmente silicio: il silicio viene prodotto dalla silice usando il carbone come riducente; dopodichè il silicio per uso da semiconduttore deve essere ulteriormente purificato.
I metodi principali sono due: deposizione di silicio per decomposizione del triclorosilano purificato per distillazione; e cristallizzazione dal fuso (questo per il più pregiato silicio monocristallino). Il primo metodo usa gas tossici e corrosivi - ed energia; il secondo molta energia.
Per arrivare al semiconduttore poi servono altre lavorazioni che richiedono sostanze molto tossiche (arsina, fosfina ecc), e molta energia per far funzionare le camere a vuoto, i forni e tutte le altre apparecchiature.
Se non sbaglio per i pannelli fotovoltaici va bene anche il silicio di riciclo (mentre i circuiti integrati richiedono la massima purezza), ed in questo modo la spesa di risorse è minore.
Ma la storia del pannello fotovoltaico è ancora all'inizio. La lastra di semiconduttore deve essere dotata di contatti metallici per trasportare la corrente prodotta, quindi montata in un telaio d'acciaio od alluminio, e tutte queste cose non cadono dal cielo già pronte, ma devono essere fabbricate.
Nel passo successivo, è necessario trasportare i pannelli e tutte le apparecchiature accessorie (supporti, quadri elettrici, regolatori di tensione ecc) fino al sito d'installazione - e se si tratta di una centrale di dimensioni rilevanti, il sito prima deve essere preparato con movimento terra e costruzione di opere murarie.
Dopo l'installazione dei pannelli, rimane solo l'uso di risorse per la manutenzione e l'eventuale sostituzione di pannelli guasti o danneggiati.
Alla fine del ciclo vitale di un pannello solare, questo deve essere smaltito, e qui casca l'asino. Fino ad ora, vista la piccola superficie di pannelli fotovoltaici installata, il problema dello smaltimento non si è mai posto in pratica. Ma quando si arriverà alla fine del ciclo vitale delle superfici più estese installate in questi tempi, secondo me se ne vedranno delle belle. Tipo il solito circo equestre di quei rifiuti che nessuno vuole accettare.
Etichette: Ambiente, Energia, Machimelofafare
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