Il Riso del Capitale
Dopo la situazione delle macerie ancore intonse e della ricostruzione delle case che stenta a ripartire, è stata menzionata la famigerata telefonata nella quale un costruttore sembra molto felice del terremoto:
PISCICELLI: siIl sacerdote quindi dice di aver dovuto clamare molte persone imbufalite, che chiedevano la punizione del costruttore, dopo avere sentito quella telefonata.
GAGLIARDI:...oh ma alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito...non è che c'è un terremoto al giorno
P:..no...lo so (ride)
G:...così per dire per carità...poveracci
P:..va buò ciao
G:...o no?
P:...eh certo...io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro il letto
G:...io pure...va buò...ciao.
Ecco, io ho qualche idea politicamente scorretta su questa vicenda.
Sempre che la telefonata sia andata proprio così (visto che manca tutto il contesto, dagli stralci pubblicati), io non mi scandalizzo più di tanto.
Certo che chi gioiva per la possibilità di fare affari in conseguenza del terremoto era un cinico (per non dire stronzo), ma allora? Il cinismo non è un reato, per le leggi italiane. E spero che non lo diventi mai.
D'altra parte, nel nostro paese non ci sono imprese pubbliche che si occupano direttamente di costruire edifici ed infrastrutture senza fini di lucro. Le imprese che rimangono alla fine lo fanno per lucro, per il vile denaro, perché i proprietari possano andare in giro col macchinone a bere champagne.
E se alla fine la ricostruzione dopo il terremoto viene fatta bene ed in tempi ragionevoli, che differenza fa se l'imprenditore che ricostruisce è uno stronzo?
Preferite la purezza morale od i risultati tangibili?
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